LIVORNO. Cerchiamo di far chiarezza nel panorama dei campionati nazionali della palla ovale. Il torneo elitario, attualmente denominato ‘super10’, passerà, dalla prossima stagione, da dieci a dodici squadre. Al termine della regular season della serie A 09/10, le prime tre classificate dell’A1 e la prima dell’A2 daranno vita ai playoff. Le vincenti delle due semifinali e la vincente dello spareggio fra le perdenti delle semifinali festeggeranno il salto nella categoria maggiore. Il tutto, mentre l’ultima della ‘super10’ scenderà nella serie A1. Ma attenzione: è probabile che per portare il massimo campionato a dodici formazioni, sia necessario ricorrere a ripescaggi, che potrebbero coinvolgere una o due società. Come noto, a partire dall’annata 10/11, due franchigie italiane, facenti riferimento a Treviso e Viadana, disputeranno la Magners Celtic League. Le due squadre, per rispondere presente ai durissimi impegni continentali, potrebbero rinunciare al campionato nazionale. La Federugby non si opporrebbe a tale rinuncia. Si renderebbe però necessario aprire il massimo campionato ad altre compagini. La Federazione, per i ripescaggi, terrà conto del valore tecnico-sportivo delle varie formazioni. Se – come appare probabile – al termine dei playoff verranno promosse le tre squadre provenienti dalla serie A1 ai danni della prima di A2, l’apertura al massimo torneo non riguarderà la perdente dei playoff, ma l’ultima classificata della ‘super10’ e poi la quarta della serie A1 (squadra che non partecipa ai playoff). La scelta – che ovviamente non può essere ufficializzata con il campionato in pieno svolgimento – è da considerare equa e giusta, soprattutto per una disciplina, quella della palla ovale, caratterizzata da un ruvido contatto fisico. Sarebbe assurdo – e pericoloso per la stessa incolumità dei giocatori – far salire nella massima serie una squadra che sta giocando, quest’anno, la serie A2. La differenza con le squadre di vertice sarebbe abissale. Più logico premiare squadre con maggior tasso e maggior esperienza, realmente in grado di confrontarsi con le regine del rugby italiano. E Livorno? Livorno sta disputando il suo secondo campionato consecutivo di A1. Nella scorsa stagione i biancoverdi, grazie ad un girone di ritorno sugli scudi, riuscirono a chiudere il torneo sul sesto gradino della classifica. Un piazzamento eccellente, considerate le difficoltà iniziali (sei sconfitte nelle prime sei giornate) e lo scotto dovuto al ripescaggio giunto poche settimane prima del via del torneo. Nell’annata in corso, la squadra labronica è notevolmente rinnovata. Possiede una mischia compatta, un ottimo reparto mediano ed una buona linea arretrata. Ha i mezzi per confermarsi nella parte centrale della classifica e togliersi non poche soddisfazioni. Le prime giornate hanno già messo in evidenza le potenzialità dei biancoverdi, in grado di tenere a debita distanza la zona ad alto rischio della classifica. Puntare ad un piazzamento utile per salire nella massima serie potrebbe diventare controproducente. O meglio: i giocatori – e tutto l’ambiente - hanno l’obbligo di cercare successi e punti contro qualsiasi avversario e raggiungere il miglior risultato di classifica possibile. Però salire – magari a tavolino – nella serie maggiore potrebbe diventare un boomerang. Meglio rimanere con i piedi ben piantati in terra, far maturare i ragazzi, consolidare ulteriormente la società e poi, eventualmente, se ci sono le condizioni (economiche e tecniche) per effettuare il salto di qualità, puntare in alto nelle prossime stagioni. Sognare è lecito, ma non dimentichiamoci che fino a tre anni fa questa squadra militava solo in B e che già la serie A1, nello scorcio iniziale della scorsa stagione appariva fuori dalla portata. Domenica, in occasione della sfida casalinga con il Mogliano (secondo in graduatoria e proveniente da cinque vittorie di fila), i labronici – attualmente settimi in graduatoria – si troveranno di fronte due vecchie conoscenze, quali il trequarti ala Fabrizio Del Bubba (classe ’84, fino al 2007 in forza al club biancoverde) ed il terza linea Stefano Saviozzi (classe ’75, rugbisticamente nato e cresciuto – al pari di Matteo Mazzantini – nel Quasar Fides Livorno, lasciato, per tentare la carta del professionismo, nel ’95). FABIO GIORGI