Giorgio, nel rugby da sempre come giocatore e dirigente, un passato come manager all’Accademia Fir di Benevento e da pochi mesi direttore sportivo degli Amatori Parma, un bilancio dei tuoi primi mesi a Moletolo?
“Questi primi sei mesi all’Amatori sono stati piuttosto intensi sia dal punto di vista sportivo che organizzativo. Con il presidente e i consiglieri vengono fatte settimanalmente delle riunioni nelle quali si analizzano le situazioni e si prendono le decisioni in merito. Posso dire che mi sono inserito in una società organizzata nella quale si respira molta passione, competenza e senso di appartenenza ma dove si può parlare tranquillamente anche in dialetto perché tutti ti capiscono”.
Promozione sfiorata lo scorso anno per i seniores mentre adesso si lotta per la salvezza con una rosa più giovane, scelta azzardata o ponderata quella di puntare sul vivaio senza ricorrere ad acquisti di categoria superiore?
“Il nostro obiettivo principale è fare rugby cioè crescere degli atleti di qualità per ottenere i massimi risultati possibili. Sappiamo che per ottenere quest’obiettivo l’unica strada passa dal lavoro e dall’impegno quotidiano, quindi stiamo cercando di migliorarci sotto tutti gli aspetti. Oltre che avere puntato su uno staff tecnico di qualità che, grazie alla supervisione di Riaan Mey, sta lavorando bene e con precisione, abbiamo cercato con Andrea Mazza di migliorare l’aspetto della preparazione atletica, così come con il dott. Pietro Orlandini gli aspetti medici e di cura, mentre tutti gli aspetti organizzativi e logistici sono affidati ad Angelo Blanco e Beppe Nori. Ci siamo dati degli obiettivi a medio termine per verificare il nostro lavoro e siamo sicuri che i risultati di questo lavoro si vedranno tra qualche tempo”.
Un inizio difficile per la prima squadra, due convincenti vittorie alla ripresa di dicembre dopo la sosta, lo stop di Viterbo prima di Natale e, dopo le festività, la bella vittoria di domenica contro il Romagna, tante buone individualità in rosa e bel gioco dei trequarti, oltre ad una buona dose di fortuna cosa manca?
“La nostra serie B è una squadra interessante, con una età media molto bassa e composta per la maggior parte da ragazzi che portano la maglia bluceleste fin dalle giovanili. Il coach Viappiani, assieme al giovane team manager Davighi e al preparatore Villani, stanno svolgendo un buon lavoro sia di crescita individuale degli atleti che collettiva. La serie B è una squadra che deve prendere maggiore consapevolezza del proprio valore, ci sono giocatori di sicuro interesse che spesso sviluppano un gioco moderno e veloce, anche la mischia progredisce partita dopo partita e con un po’ più di attenzione e malizia si porterebbero a casa più soddisfazioni come accaduto proprio domenica scorsa”.
Dopo alcuni anni le giovanili sono ritornate a recitare un ruolo da protagonisti nei rispettivi campionati, a una giornata dal termine dal girone di andata under 16 e 18 primi nei rispettivi gironi e in corsa per il Trofeo dell’Appennino, buone annate e gruppi affiatati già dal minirugby ma i motivi del salto di qualità?
“Innanzitutto complimenti a tutti i ragazzi per quello che stanno facendo, ma bisogna rimanere con i piedi per terra e continuare a sudare perché gli obiettivi sono ancora lontani. Per quanto riguarda la crescita di quest’anno credo che Mey, Spocci, Piovan e Grasso, al ritorno in panchina dopo alcuni anni d’inattività, oltre che essere buoni tecnici siano persone di grosso spessore umano che sanno dialogare e confrontarsi con i ragazzi, trasmettendo loro quel sapere accumulato in tanti anni da giocatori di alto livello. Non capita tutti i giorni di essere allenati da chi ha giocato contro gli All Blacks…”.
Novità di quest’anno l’implementazione dell’organigramma tecnico del minirugby e ritorno nelle scuole cittadine, lo stato di salute del movimento blu celeste, quali obiettivi a breve termine e quali progetti in cantiere?
“Esatto, il lavoro di reclutamento nelle scuole cittadine è fondamentale per avvicinare al rugby i bambini delle elementari, un altro aspetto poi spesso trascurato su cui stiamo lavorando è quello di ridurre l’abbandono dei bambini in tutte le fasce di età che in Italia è molto alto, per questo abbiamo implementato la struttura tecnica per seguire con maggior attenzione tutti i nostri giocatori”.
Da qualche tempo avete anche una squadra di touche…
“I Barbones, un gruppo vario composto di ex giocatori, appassionati, tifosi, genitori, nati per caso alcuni anni fa allenandosi una volta a settimana nei nostri campi, dalla scorsa stagione sono entrati a pieno titolo nella famiglia blu celeste, una vera risorsa per l’Amatori e una possibilità di mantenersi allenati per tutti, anziani o anche giovani che per vari motivi non possono proseguire la normale attività agonistica”.