Quando si parla di terzo tempo, si fa riferimento a una delle tradizioni più apprezzate e importanti nel mondo dello sport e non solo in quello della palla ovale. Un simbolo di come questa disciplina abbia fatto del concetto di aggregazione un valore condiviso a ogni livello.
Non è casuale il termine che viene utilizzato dagli inglesi, che sono soliti parlare di “Rugby union”, proprio per fare riferimento allo spirito che caratterizza questo sport, il cui obiettivo principale, a dispetto della rude apparenza, è quello di unire le persone, condividendo valori importanti e il rispetto degli avversari. Uno dei punti di forza di questa apprezzatissima pratica, come evidenziato anche nel bellissimo articolo che è stato pubblicato su L’insider, è che al terzo tempo non prendono parte solamente i giocatori di tutte e due le compagini, ma pure amici e familiari.
La tradizione che accompagna il Terzo Tempo
L’articolo, realizzato dagli esperti di Betway, uno dei siti più importanti di scommesse online presenti sul mercato, mette in evidenza come l’origine del terzo tempo non sia ancora ben conosciuto, ma in realtà pare che, ad adottare questo vero e proprio rito pre-partita, furono gli inglesi, addirittura già nell’Ottocento.
Visto che il rugby, tra le altre cose, era la disciplina sportiva che andava per la maggiore in Gran Bretagna, probabilmente questa tradizione era relativa al fatto che il college che ospitava la partita dovesse organizzare un drink piuttosto che una cena a cui prendevano parte entrambe le squadre al termine del match.
Ebbene, il fatto che questa usanza sia stata definita terzo tempo, deriva semplicemente dal fatto che, in seguito al primo e al secondo tempo in campo, la partita si muove nella club house. Quello di terzo tempo, però, è un termine che trae ispirazione dalla lingua francese, con cui si faceva riferimento al rinfresco che veniva organizzato dopo la partita, mentre gli inglesi hanno continuato a indicarlo semplicemente cena post-partita.
Quali sono gli aneddoti più divertenti sul Terzo Tempo
Correva l’anno 1982 e nel dopo-partita che vedeva come protagoniste le nazionali di Inghilterra e Francia, che si erano affrontate con la vittoria dei britannici per 27-15, si verificò un fatto veramente divertente. Infatti, nel corso del ricevimento, i francesi collocarono sul tavolo diverse bottiglie di Acqua di Colonia come omaggio ai giocatori inglesi. Una mossa che voleva sottolineare una diceria che era particolarmente diffusa a quei tempi, secondo cui i britannici non sapevano cosa volesse dire lavarsi dato che, stando alla leggenda, non erano soliti farlo abitualmente.
Ebbene, la risposta della nazionale inglese fu più che pronta. Il seconda linea Maurice Colciough, infatti, svuotò immediatamente la bottiglia e la riempì che del vino bianco, con l’intento di fare uno scherzo al compagno di squadra, consigliandolo di bere il contenuto della bottiglia, facendogli intendere che al suo interno c’era del vino e non del profumo. Così fece e, in men che non si dica, venne ricoverato in ospedale per una lavanda gastrica.
Nel 1967, in quel di Parigi, un giocatore di origini gallesi, tale Gareth Edwards, non riuscì proprio ad accettare la sconfitta patita per mano della Francia con il punteggio di 20-14. Ebbene, alla fine del match, l’estremo andò a rubare il pallone che fu usato per quella partita e, nel corso del terzo tempo, rubò anche 14 piatti dal tavolo, esattamente lo stesso numero di punti che vennero segnati in quella gara dal suo Galles.