Missione compiuta. A dire la verità solo quella. Aldilà di una prova estremamente positiva della mischia chiusa, in particolare di una prima linea in cui cambi i fattori ma il risultato rimane sempre lo stesso, qualcuno immagino si sia anche un po’ assopito durante la partita dell’Italia contro gli Stati Uniti. Abbiamo segnato quattro mete e raggiunto il punto di bonus, ma non è stato per nulla facile.
Ricordo la partita dell’Irlanda contro gli USA e ricordo la sensazione avuta a fine partita: un’Irlanda giù di tono e bruttissima copia della squadra che appena due anni fa ha vinto il Grande Slam. Ecco, noi, a onor del vero, siamo stati più bravi di loro, ma abbiamo comunque sofferto una squadra molto fisica, arrembante, aggressiva, con qualche individualità di spicco. Il capitano Clever, il centro Emerick, il pilone Mike MacDonald. Deludente finora Ngwenya, ala di colore velocissima, ma che mi è sembrata poco coraggiosa in più di un’occasione.
Noi per fortuna possiamo sempre contare sui nostri punti fermi, che sono Parisse (quasi sempre man of the match su Planet Rugby dove o lavora la moglie o un parente), Castrogiovanni, Perugini, Bergamasco (più Mauro che Mirco in questa partita). Mi piace molto Benvenuti, che oltre alle indubbie qualità fisiche ha anche tanta voglia di battersi, di superare l’avversario.
Mi chiedo però se la squadra italiana può contare solo sulle forze della mischia per portare a termine l’impresa dell’approdo ai quarti. La risposta è no. Il problema è che bisogna avere il leggendario fighting spirit in ogni reparto, anche quando il pronostico è chiuso, quando non ci sono speranze: quanto avreste puntato sulla vittoria irlandese contro i canguri australiani? Eppure non mi sono sorpreso del risultato, o perlomeno non più di tanto.
E se noi avessimo il fighting spirit, ma non avessimo i mezzi? Se ci fossimo illusi di potercela fare? Credo che ogni dubbio sia lecito. Ma credo anche che una squadra che vuole fare il salto di categoria, entrare nell’olimpo delle squadre di altissimo livello, deve passare attraverso questo purgatorio, deve partire con i piedi per terra, prendersi delle sane legnate e grazie a queste legnate arrivare oltre le proprie possibilità, superare sè stessa. Come ci si potrebbe spiegare altrimenti le vittorie della Francia contro gli All Blacks, anche in terra neozelandese?
Insomma, in bocca al lupo agli Azzurri, spero che riescano a raggiungere lo storico obiettivo. Vogliamo una squadra che possa competere con chiunque, non vogliamo più essere una squadra di secondo livello.
Voglio augurare al mio carissimo amico Totò Perugini il raggiungimento di questa impresa. Avete fatto tanti passi in avanti in questi anni, tanto lavoro. Ce la potete fare, se tutti insieme ci credete.